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Barone Rosso puntata del 14 ottobre 2019

Ospiti in studio: PAOLO VALLESI, STREET CLERKS, MICHELE BOVI, MATTIA BONETTI

Anche lunedì 14 ottobre è andato in onda il consueto appuntamento settimanale con il Barone Rosso, l’unico programma che racconta la verità, la musica, le emozioni.
Come sempre, a condurci in questo nuovo volo c’era RED RONNIE e anche questa quarta puntata è stata occasione di grandi ritorni e di nuove scoperte.

Prima delle parole e dei racconti, la serata inizia con la musica degli STREET CLERKS, che sono già pronti nella postazione live.
La loro band si è formata nel 2007 e Red è la terza volta che li incontra. Hanno suonato tanto per strada e nei piccoli locali. Al loro attivo contano due album e un EP.
Nel 2013 hanno partecipato come concorrenti a X-Factor e dal 2014 sono resident band del programma di SkyUno “E poi c’è Cattelan”.
Danno inizio alla serata eseguendo “Il ritorno di Beethoven”, contenuto nel loro ultimo album “Com’è andata la rivoluzione?” (2018). Poi il loro bel sound si esprime in “Ho fame”, il singolo uscito di recente.
Sanno suonare bene e hanno influenze importanti, soprattutto i Beatles e la musica anni ‘60-‘70. Red li mette subito alla prova richiedendo un pezzo per celebrare i cinquant’anni dell’album Abbey Road ed ecco che i quattro Street Clerks armonizzano le loro voci in “Because” e poi, interpretano una grande versione di “A Hard Day’s Night” in omaggio ai primi Beatles.
Si alternano alla scrittura dei loro brani e li rielaborano insieme. Ad esempio, “Il mio desiderio di fuggire”, che propongono poco dopo, è scritta da Alexander, mentre “Rivolù” è principalmente opera di Valerio.
Intanto, visto che questa buona musica live è più bella ascoltata in compagnia, Red fa accomodare sul divano anche Paolo Vallesi e Michele Bovi. Quindi, mentre i discorsi iniziano a trattare di plagi e somiglianze, gli Street Clerks fungono da vero e proprio juke-box umano ed eseguono brani a richiesta. Così il pubblico da casa può apprezzare la loro versione della canzone Rhythm and Blues “Mustang Sally” e per dimostrare come certe melodie dei Beatles si ritrovino simili nella canzone napoletana, eseguono “And I Love Her” e una buffa versione di “Yesterday”, cantata con accento partenopeo.
Infine, in chiusura della loro partecipazione, propongono “Londra”, brano tratto sempre dall’album di più recente uscita. Ma c’è ancora tempo per un’ultima sorpresa… Paolo Vallesi chiede di improvvisare qualcosa con la band e, dunque, segue una strepitosa esecuzione di “Superstition” di Stevie Wonder con Alex degli Street Clerks alla voce, il resto del gruppo impegnato con i propri strumenti e Paolo Vallesi pianista d’eccezione.

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MICHELE BOVI
è il più grande esperto di musica che Red conosca. In Rai ha sempre fatto splendidi speciali sulla storia della musica. Poi ha scritto dei libri: il primo si intitola “Anche Mozart copiava” e tra poco verrà nuovamente pubblicato il volume “Note segrete”.
La sua opera più recente, però, è “Ladri di canzoni”, in cui sono raccolti duecento anni di liti musical-giudiziarie. Poiché le combinazioni di note esistono in numero finito, in secoli di musica, ormai sono state utilizzate tutte. Dunque è inevitabile “plagiare” e ripercorrere strade già battute da artisti precedenti.
Michele Bovi è un’enciclopedia vivente delle cause per plagio: dai più grandi autori classici, come Mozart, Puccini e Verdi, a gruppi iconici come i Beatles e i Led Zeppelin, ai più noti artisti italiani contemporanei, come De Andrè, Vasco Rossi, Celentano, sa citare e narrare aneddoti giudiziari su tutti.
Il suo libro “Note segrete”, invece, che sta per essere ripubblicato da una nuova casa editrice, racconta di come gli artisti italiani in epoche diverse, siano stati seguiti da apparati di sicurezza, come i Servizi Segreti e la Polizia. I primi nostri “rocker” come Mina, Giorgio Gaber e Celentano sono stati tutti sorvegliati, perché questi giovani con i Blue jeans e la brillantina destavano sospetti nelle istituzioni. Lo stesso accadde più avanti nell’era “beat” e all’epoca del terrorismo.
È interessantissimo ascoltare Bovi che, da parte sua, al Barone Rosso si sente come in una “casa”, in cui si trovano relax e buona musica.

PAOLO VALLESI è un gradito ritorno al Barone Rosso. Dopo lo strepitoso duetto con gli Street Clerks sulle note di “Superstition”, viene chiamato in causa nelle discussioni sui plagi e, seduto al pianoforte, spiega la presunta imitazione de “Le persone inutili” da parte di Gigi D’Alessio: l’inizio della canzone di Gigi è simile, ma poi le due melodie variano.
Red, però, non vuole ascoltare solo i vecchi successi e lo invita a cantare il suo ultimo singolo, “Come brina d’agosto”. È un pezzo quasi country, che andrebbe suonato con la chitarra, ma nella spontaneità del Barone Rosso, Paolo lo esegue per la prima volta al piano.
Segue un altro esempio di canzone da chitarra suonata al pianoforte, ovvero “Il pescatore” di De Andrè.
Sul divano insieme a Red, Vallesi ripercorre tutte le tappe della sua carriera e propone i suoi nuovi lavori. Dalla vittoria a Sanremo Giovani con “Le persone inutili”nel 1991, al successo internazionale di “La forza della vita” l’anno successivo. Il messaggio contenuto in quella canzone ha aiutato molte persone a trovare il coraggio di andare avanti.
Dopo averne parlato, Vallesi esegue questo brano, inserendo la variante dell’inizio in spagnolo. Agli anni di trionfo sono seguiti tempi bui. Poi nel 2017, Paolo è andato a Sanremo come super ospite con un brano scritto da Amara e nel 2019 ha vinto il programma “Ora o mai più”. Il pubblico da casa, allora, vuole ascoltare il successo presentato nella trasmissione Rai, così Paolo esegue “Ritrovarsi ancora”. Infine, Red lo saluta sulle immagini del nuovo video di “Come brina d’agosto”.

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Grande scoperta della serata è infine MATTIA BONETTI. Red e Grazia Di Michele lo avevano notato a Sanremo, durante le audizioni di Optima Red Alert. Salì sul palco quasi per caso, ma stupì tutti con il brano “Il mio ultimo giorno di prigione”. Questa canzone dà voce ad un ergastolano che cerca di vincere l’alienazione dei giorni tutti uguali descrivendoli come se fossero la porta della sua libertà. Fa parte del suo recente album “Hybris” e Mattia la esegue, chitarra e voce, accompagnato da Sara Ferrara al flauto.
Da quando ha iniziato a suonare, ha sempre fatto attività nelle carceri. Lo affascina questo luogo e ultimamente ha proposto un laboratorio di musica e di poesia nel carcere di Livorno. Red fa ascoltare parte del brano intitolato “La felicità”, realizzato con i detenuti e poi Mattia lo continua live. Il giovane cantautore esegue anche “Un muro largo un mare”, scritta nel 2018 per dire la sua su quel che stava succedendo nel Mediterraneo. Alla richiesta di un brano allegro, Mattia risponde mettendo anche nell’allegria un po’ di storia: infatti racconta le vicende della piratessa Jacquotte Delayane, comandante di una flotta e innamorata del mare. Segue “Non ti scordar di me”, che è la storia di un amante non corrisposto. Molto interessanti sono pure le vicende biografiche di Mattia: è nato in Burundi da genitori italiani volontari in quel paese, poi, dopo lo scoppio della guerra civile, la sua famiglia è tornata in Italia e lui ha vissuto a Milano per i primi sei anni di vita, per poi trasferirsi in Toscana a Fosdinovo, piccolo borgo a cui è molto legato. Al genocidio avvenuto in Burundi quattro anni fa ha dedicato la canzone “11/12/2015”, di cui fa ascoltare l’ultima parte, in lingua kirundi. Red, infine, chiede l’ispirato brano “Sogno”, che chiude il suo album e anche questa splendida puntata del Barone Rosso.

 

Articolo di Luisa Marchiaro

È possibile vedere il video completo di questa puntata del Barone Rosso su Red Ronnie Tv.

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