Barone Rosso puntata del 4 febbraio 2019
Ospiti in studio: BOBBY SOLO, GIULIO CASALE, MASSIMILIANO PANI
Anche lunedì 4 febbraio 2019 è andata in onda la 17a puntata del Barone Rosso, il consueto appuntamento del lunedì sera, un viaggio attraverso incontri e storie, alla scoperta della buona musica e dell’arte.
A fare gli onori di casa c’è, come sempre, Red Ronnie, che ci accompagna in una serata ricchissima di racconti e di musica.
Inaspettatamente, la puntata si apre sulle note di un brano di Jovanotti e con un “editoriale” di Red Ronnie, che tratta di un tema tornato in questi giorni alla ribalta: “i numeri”, che sul mercato discografico contano ormai in modo spropositato. Che si parli di visualizzazioni, ascolti, like, download, un artista vale solo se sfoggia grandi cifre. Spesso si tratta di dati del tutto falsati, ottenuti con follower e like a pagamento, campagne pubblicitarie fin troppo “impattanti”, che non hanno nulla a che vedere con l’”engagement”, il coinvolgimento vero delle persone. In questi giorni si discute tanto della vicenda Fedez – Spotify e in questa guerra tra “prodotti musicali” a colpi di consensi, emerge ancor più evidente “l’isola felice” rappresentata dal Barone Rosso, da Fiat Music e, in generale, dai progetti di Red Ronnie, in cui a contare è davvero la musica.
Si lega perfettamente al tema di apertura del programma il primo ospite della serata, GIULIO CASALE che, seppur sconosciuto al pubblico dei grandi numeri, ha però un suo seguito, che gli permette di fare venti date al mese e di occuparsi di diversi progetti, che spaziano dalla musica, al teatro, alla letteratura.
Red gli mostra alcuni video delle sue partecipazioni al Roxy Bar negli anni ‘90: allora leader e autore della band Estra, lo vediamo in un primo momento “ragazzino rock” al suo debutto in tv nel ‘96 e, due anni dopo, già “giovane filosofo”, rendere omaggio a Jeff Buckley. Il suo nuovo disco “Inexorable”, nasce per affrontare il momento storico che stiamo vivendo e per la voglia di rimanere sé stesso, anche nel continuo cambiamento. In un tempo in cui ha diritto di parola e domina solo chi conquista il consenso della massa o chi celebra la ricchezza e il potere, Casale va controcorrente. Non vuole ingannare il pubblico con una musica che consola, anzi punta a denunciare i disastri contemporanei, come la mancanza di anticonformismo e di poesia.
Dal suo vinile bianco ascoltiamo “Questo è un giorno storico” e “Resto io”, mentre live, chitarra e voce, esegue “Soltanto un video” e “Roger Trip Advice”, tratti sempre da “Inexorable”. Nel corso dell’esibizione ci stupiscono le sue improvvisazioni che spaziano da “Across the Universe” dei Beatles, a Bowie, a “Il fiume” di Garbo, e alla sua “Finché posso”.
C’è posto anche per un omaggio a Gaber, di cui Casale sta portando in giro uno spettacolo a teatro, e a De Andrè, con “Il suonatore Jones”. Un altro medley comprende “Hanabel” e “L’uomo col futuro dietro” degli Estra, con inserti da altri artisti, tra cui Battiato, U2, Iggy Pop, Bob Marley. Infine il live si chiude con “Un giorno storico”, che all’inizio si era ascoltato in vinile.
Secondo ospite della puntata è MASSIMILIANO PANI e l’incontro con Red è occasione per ripercorrere alcune tappe della sua vita privata e professionale, dall’infanzia con l’angoscia dei fotografi, accanto a due genitori dal carattere potente come Mina e Corrado Pani, ai suoi lavori da musicista e arrangiatore. Red accompagna il suo racconto con alcuni filmati dal suo archivio, ad esempio, quello della partecipazione al Roxy Bar per presentare il suo album, “Storie di cani sciolti”, risalente a ben 26 anni fa. E’ interessantissimo sentirlo raccontare i retroscena di alcuni degli album più belli e famosi della discografia italiana. Tra tutti, lo storico “Mina Celentano” del ’98, in cui Massimiliano ha giocato il ruolo di arrangiatore (di tutti i brani, tranne uno) e anche un po’ di psicologo, per fare da mediatore tra i due grandi artisti, legati da profondo affetto e stima reciproca, ma anche diametralmente opposti nel modo di affrontare il lavoro in studio. Dai suoi racconti emerge poi, bellissima, la figura di sua madre Mina, così coraggiosa e anticonformista, più rivoluzionaria di quanto forse si sia accorto il pubblico italiano, che l’ha adottata come sua beniamina. Mina, infatti, ha tanti primati, ad esempio quello di aver iniziato a fare monografie musicali, con dischi dedicati ad artisti come Jannacci, Gaber, Battisti, o a generi, come la musica napoletana. Suo grande merito è la curiosità di sperimentare e di rinnovarsi sempre, anche giocando con la propria immagine, lo si evince chiaramente passando in rassegna tutte le copertine dei suoi dischi, presenti nella collezione di Red. In particolare in questa occasione viene fatto l’unboxing dell’ultimo lavoro, “Paradiso. (Lucio Battisti Songbook)” il cui vinile viene ascoltato in studio sul giradischi Mag-Lev.
Prima di congedare Massimiliano Pani, Red fa entrare in studio il terzo e ultimo ospite della puntata, Bobby Solo. Simpaticissimo narratore, Bobby ha un aneddoto su ogni personaggio che ha conosciuto o ammirato, anche su Mina. E’ sempre un piacere sentirlo raccontare di Tom Jones, Elvis Presley o delle sue partecipazioni al Roxy Bar o al Festival di Sanremo, storie che accompagna sempre con particolari divertentissimi.
Mentre Bobby si prepara per deliziare il pubblico con la sua musica live, Red mostra un’altra parte del reportage realizzato nella sede di Mielizia-Conapi. Questa volta vediamo il suo incontro con Serena Alunni, un’apicoltrice marchigiana, che vive vicino ad Urbino. Le api facevano da tempo parte della sua storia familiare, perché già il padre aveva alcune arnie, ma è interessante capire come questa passione un po’ folle si sia sviluppata anche in lei.
Accompagnato dalla bravissima chitarrista Silvia Zaniboni e dal batterista Filippo Della Megnana, BOBBY SOLO inizia il suo travolgente live. In questa puntata parte dalle sonorità blues di Tony Joe White, di cui esegue “Polk Salad Annie”, “As The Crow Flies” e “Rainy Night in Georgia”. Poi, dopo aver raccontato la storia del chitarrista cieco Lightnin’ Hopkins, sceglie invece di proseguire con “Reconsider Baby” di Lowell Fulson. Fantastico anche quando varia genere e passa al Frank Sinatra di “All The Way” e al Peppino Di Capri di “Non è peccato”. Tra un brano e l’altro, da grandissimo appassionato di musica, Bobby spiega tutti i pedali che usa per la sua chitarra, ad esempio il famoso “Wah wah”, utilizzato anche da Jimi Hendrix. La canzone napoletana continua ad essere protagonista con il brano successivo, “Anema e core”, nella sua versione inglese “How Wonderful to Know”, portata al successo da Cliff Richard. Grazie a una richiesta proveniente dallo studio, è poi la volta della coinvolgente “Baci”, che scopriamo essere la versione italiana di “Things” di Bobby Darin. Infine, dopo aver ricordato i divertenti retroscena della sua prima partecipazione a Sanremo, Bobby chiude il live con “For Your Love I’d Wait a Lifetime”, ovvero la versione inglese del suo cavallo di battaglia “Una lacrima sul viso”.
Articolo di Luisa Marchiaro